martedì 21 aprile 2009

"Festa dell'Europa"
L'Europa e l'America
: un ponte fra due continenti sulla strada dei diritti, da Obama agli Indiani, il riscatto delle minoranze
Martedì 12 maggio - dalle ore 14.00
Istituto Serpieri, Teatro della Verzura
Via Peglion, n. 25 - Zona Corticella - Bologna

PROGRAMMA:
  • Danza dell’Amicizia: guidata dagli Indiani d’America
  • Robert John Knapp (tribù Seneca) e Arnold Thomas (tribù Shoshone)
  • Coro moderno del Serpieri: a cura di studenti e insegnanti
  • Intervento del Centro Europe Direct Emilia Romagna sui diritti umani in Europa e nel mondo. Indiani pellerossa; la testimonianza di una minoranza nella propria terra a cura della delegazione dei Nativi Americani
  • Premio Tulip di giornalismo: consegna il premio Paolo Maria Ferri (Università Bicocca di Milano)
  • Premio European Junior Journalists: consegna il premio la delegazione dei Nativi Americani
  • Consegna della bandiera dell’Unione Europea alla delegazione dei Nativi Americani da parte di Mauro Mariani (Direttore European Commission EuropeAid)
www.arrivanogliindiani.com

lunedì 20 aprile 2009

Le voci interne 3


Una mano che chiude un orecchio: lo si può veder fare anche nei cori professionali e non soltanto in fase di studio. Ci si tappa un orecchio (solo uno!) per cercare di non essere influenzati o confusi dalla diversa melodia che la sezione a fianco sta eseguendo contemporaneamente a quella che stiamo cantando noi. L’altro orecchio resta invece aperto verso gli altri membri della mia sezione. Un espediente, certo, ma a mio avviso utile fino a un certo punto: il fatto che si possa essere confusi dall’insieme di voci che concorrono nell’esecuzione di un brano polifonico è una cosa normalissima, soprattutto all’inizio, quando si sta ancora imparando il nuovo brano.
La soluzione è comunque semplicissima: tutto si risolve quasi da sé con la pratica, l’essere sicuri della propria parte, della propria melodia che si andrà a cantare assieme alle altre voci, aiuta tantissimo. Quindi forse può semplicemente bastare cantarla qualche volta in più e memorizzarne l’andamento proprio come se imparassimo a memoria una poesia.

Fine della terza puntata.

giovedì 9 aprile 2009

Sally De Ford


Ho finalmente scoperto chi è Sally De Ford, l’autrice del “romanticheggiante” brano If I planted a garden che stiamo preparando in queste settimane: innanzitutto è una signora americana, nata nell’Oregon e scrive musica religiosa vocale e/o strumentale; musica d’uso, nel senso che tutto ciò che scrive è pensato per essere eseguito ed è funzionale alle celebrazioni religiose. Musica cristiana ma della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (mormoni). Anche il brano che stiamo cantando è un brano religioso, anche se a prima vista non sembrerebbe essendo una grande metafora del buon cristiano paragonato a un giardiniere innamorato delle sue piante e dei suoi piccoli semi, testo di biblica memoria (la parabola del seminatore e dei talenti).
Rileggiamo allora meglio il testo:










If I planted a garden,
if I carefully sowed,
if I nourished each tiny seed,
if I tended it well
and helped it to grow,
what a beautiful harvest I’d reap.
Se avessi piantato un giardino,
se l’avessi seminato con cura,
se avessi nutrito ogni piccolo seme,
se l’avessi ben coltivato
e aiutato a crescere,
che raccolto meraviglioso avrei ottenuto!
In my life, like a garden,
there’re seeds to be sown,
I must choose with the greates care,
plantin only what’s good
so I can be sure only
beautiful things will grow there.
Nella mia vita, come in un giardino,
ci sono semi che devono essere piantati,
devo sceglierli con la massima cura,
piantando solo ciò che è buono
così posso essere sicuro
che lì cresceranno solo cose buone.
I’m planting my garden
every day of my life
And the harvest is mine to keep.
If I plant seeds of faith,
of honor and truth,
what a beautiful harvest I’ll reap.
Sto ora piantando il mio giardino
ogni giorno della mia vita
e i frutti da proteggere sono i miei.
Se pianto semi di fede,
di onore e di verità
che raccolto meraviglioso otterrò!



Ancora due parole! Ecco una frase tratta dal suo sito (www.defordmusic.com):

...my concept of the ideal vacation is taking the phone off the hook for a week and watching my garden grow. (la mia idea di vacanza ideale è mettere storta la cornetta del telefono per una settimana e osservare il mio giardino mentre cresce).

martedì 7 aprile 2009

Le voci interne 2


Il bello di ascoltare musica corale (o anche strumentale) sta proprio nell’ascolto attivo, nell’imparare a riconoscere e rendersi conto dell’intreccio tra le voci, degli abili giochi di incastro che a volte il compositore riesce a creare. A maggior ragione fare musica corale o suonare insieme ad altri musicisti crea il massimo grado di soddisfazione quando si è capaci di godere di quelle che a volte sono sottigliezze musicali.
Per questo è sempre riduttivo parlare di melodia. L’Italia, è vero, è la patria del bel canto; nell’ottocento gli operisti italiani erano conosciuti come i maestri insuperabili della melodia e della drammaticità sul palco resa attraverso melodie memorabili. Ma è anche vero che i musicisti oltralpe possedevano un abilità compositiva senza pari, bastava un piccolo spunto melodico per creare un’intera sinfonia; e sinfonia significa una pluralità di voci, non una sola melodia, ma un insieme di melodie, tutte magari derivanti da quella singola idea musicale.

Forse non è necessario spendere ancora altre parole perché il concetto in fondo è molto semplice. E sono convinto che molto spesso la bellezza di una melodia, l’interesse che essa suscita risieda in buona parte anche nella buona fattura di un controcanto, di una melodia secondaria, o magari del carattere particolarmente interessante di un accompagnamento o (nella musica leggera) di un arrangiamento.

Fine della seconda puntata

giovedì 2 aprile 2009

Le voci interne 1


Care/i ragazze/i,

volevo spendere giusto 2 parole su un argomento che nel nostro coro mi sembra d’attualità: la seconda voce. Cantare a più voci penso che ormai da – diciamo – 1000 anni non sia una cosa così strana; anzi, con grande soddisfazione mia e, mi è sembrato, anche vostra siamo riusciti ad eseguire abbastanza facilmente diversi brani a due voci e molti di voi mi è sembrato di capire non avessero mai avuto l’occasione di farlo. Certo, se fossimo di più si potrebbe pensare di aumentare il numero di linee vocali, ma per adesso va più che bene.

Più che di “seconda voce” sarebbe più giusto, nel nostro caso, parlare delle voci interne. E questo è un argomento che mi tocca direttamente visto che chi scrive canta nel proprio coro da tenore e quando ancora il suo mento non conosceva pelo di barba cantava da contralto nel coro di voci bianche.

Tenore, Contralto, Basso, Baritono…. voci interne certo, ma non secondarie. Cantare in una voce interna non vuol dire stare in secondo piano o essere una voce di cui si potrebbe benissimo anche fare a meno. E non vuol dire nemmeno stare sempre in una posizione di non preminenza perché spesso e volentieri i compositori che scrivono musica per coro sfruttano proprio queste voci interne e il loro timbro più scuro rispetto al timbro dei soprani per farle venire fuori dall’intreccio di voci.

Rigirando la questione da un altro punto di vista cantare da soprano non significa sempre avere la melodia perché molte volte la melodia circola tra le diverse voci e non è mai tenuta da una sola.


Fine della prima puntata