martedì 7 aprile 2009

Le voci interne 2


Il bello di ascoltare musica corale (o anche strumentale) sta proprio nell’ascolto attivo, nell’imparare a riconoscere e rendersi conto dell’intreccio tra le voci, degli abili giochi di incastro che a volte il compositore riesce a creare. A maggior ragione fare musica corale o suonare insieme ad altri musicisti crea il massimo grado di soddisfazione quando si è capaci di godere di quelle che a volte sono sottigliezze musicali.
Per questo è sempre riduttivo parlare di melodia. L’Italia, è vero, è la patria del bel canto; nell’ottocento gli operisti italiani erano conosciuti come i maestri insuperabili della melodia e della drammaticità sul palco resa attraverso melodie memorabili. Ma è anche vero che i musicisti oltralpe possedevano un abilità compositiva senza pari, bastava un piccolo spunto melodico per creare un’intera sinfonia; e sinfonia significa una pluralità di voci, non una sola melodia, ma un insieme di melodie, tutte magari derivanti da quella singola idea musicale.

Forse non è necessario spendere ancora altre parole perché il concetto in fondo è molto semplice. E sono convinto che molto spesso la bellezza di una melodia, l’interesse che essa suscita risieda in buona parte anche nella buona fattura di un controcanto, di una melodia secondaria, o magari del carattere particolarmente interessante di un accompagnamento o (nella musica leggera) di un arrangiamento.

Fine della seconda puntata

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